Il viaggio esposto – Pagina d’artista
Cevdet Erek/
Amfibio
a cura di Luigia Lonardelli
Progetto Speciale dell’Archivio Storico della Biennale di Venezia
Cevdet Erek (1974) ha studiato architettura alla Mimar Sinan University of Fine Arts e, nel 2003, ha conseguito un master in ingegneria del suono alla Istanbul Technical University, dove ha anche completato il dottorato. La sua pratica artistica unisce suono, architettura, ritmo, tempo e site-specific, spesso attraverso video, suono e immagine, per trasformare la percezione del pubblico. È interessato a come apprendiamo e misuriamo spazio e tempo, in particolare il tempo musicale. Le sue installazioni creano esperienze fisiche intense, esplorando relazioni tra temporalità, forme e linguaggi. Spesso include interventi architettonici e performance improvvisate con audio e grafica non convenzionali. Ha tenuto personali presso: MUAC (2017), Biennale di Venezia (2017), Hamburger Bahnhof (2019) e partecipato a collettive internazionali come documenta 13 e Manifesta 14.
Luigia Lonardelli (1982) si è laureata a Firenze nel 2004 seguendo l’archiviazione dello studio dell’artista Mario Mariotti, acquisito dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Ha conseguito un master in curatela alla Facoltà di Architettura di Valle Giulia a Roma nel 2005 e si è diplomata nel 2009 alla Scuola di Specializzazione di Siena con una tesi in Storia della fotografia. Nel 2012 ha discusso la tesi di dottorato, ricerca raccolta nel suo primo libro Dalla sperimentazione alla crisi. Gli Incontri Internazionali d’Arte a Roma, 1970-1981. Dal 2005 ha collaborato con la Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanee promuovendo l’arte italiana all’estero e i lavori preparatori all’apertura del MAXXI dove ha seguito l’ufficio ricerca dal 2010. Dal 2011 ha lavorato nell’ufficio curatoriale del museo curando mostre dedicate ad Alighiero Boetti, Enzo Cucchi, Thomas Hirschhorn, Isaac Julien Jannis Kounellis, Maria Lai, Marisa Merz cercando possibilità innovative e di relazione con lo spazio. Ha co-curato la XVI Quadriennale d’Arte di Roma nel 2016, è consulente disciplinare per l’arte per le appendici dell’Enciclopedia Treccani; membro del comitato scientifico della Fondazione Maria Lai e della rivista di Storia dell’arte “ABside”.
In occasione dell’anniversario dei settecento anni dalla morte di Marco Polo, La Biennale di Venezia ne celebra le straordinarie capacità di mercante, viaggiatore e conoscitore di popoli con un progetto speciale dell’Archivio Storico della Biennale di Venezia, a cura di Luigia Lonardelli, che per la prima volta la vede impegnata all’estero. Le principali tappe dell’epico viaggio di Polo sono sede di altrettante manifestazioni artistiche e culturali, realizzate in collaborazione con le più prestigiose istituzioni culturali dei luoghi individuati. Una rete euro-asiatica in cui la Biennale di Venezia si pone nel ruolo di attivatore di incontro tra culture e popoli differenti, tutti chiamati in causa per aprire nuove sponde di dialogo e conoscenza.
Il percorso che attraversa i luoghi poliani non segue gli schèmata dei geografi greci, il cui scopo era quello di aiutare l’immaginazione umana a formarsi un’idea dei paesi lontani o di quelli vicini ma i cui confini si potevano solo intuire, ma seguirà vie ancora in divenire che raccontano del nostro futuro prossimo.
Un’occasione per ripercorrere le tappe di un viaggio che, oltre a portare alla concezione del raffinato trattato di mercatura universalmente riconosciuto per la sua straordinarietà, è anche il sentiero verso l’ignoto di un giovane uomo che, passando dalle terre conosciute del Medio Oriente, attraverso i deserti centroasiatici, si è avvicinato a un mondo nuovo, divenendone parte totale senza annullare le differenze, ma acquisendo una lingua comune e reciproca di rispetto e conoscenza. Oggi, dopo oltre sette secoli, il linguaggio dell’arte si fa ancora portatore di quell’istinto, folle e sublime allo stesso tempo, a seguire la vertigine del desiderio di conoscenza volgendo lo sguardo verso est.
Le tappe di questo viaggio sono accompagnate da Amfibio un palco mobile progettato, su commissione della Biennale, dall’artista di Istanbul Cevdet Erek, come un’architettura temporanea, mobile e sostenibile. Il palco segue la carovana della Biennale nel suo viaggio diventando il luogo dell’incontro e dell’attraversamento. La struttura si basa su un vocabolario costruttivo di base, seguendo un principio che possa essere facilmente tradotto e realizzato ogni volta a partire dal progetto-madre inglobando tecniche e materiali del luogo.
Amfibio è un luogo temporaneo di riposo, sosta e condivisione. Uno spazio di incontro e performativo modulare, concepito per essere permeabile e adattabile per ospitare performance, reading e programmi di approfondimento e per essere permeabile. L’opera è stata presentata nel novembre 2024 in occasione della prima tappa del Progetto Speciale dell’Archivio Storico della Biennale È il vento che fa il cielo. La Biennale di Venezia sulle orme di Marco Polo, che ripercorre il viaggio di Marco Polo in occasione delle celebrazioni dei 700 anni dalla sua scomparsa (1324-2024), realizzato con il sostegno speciale dell’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai e del Consolato Generale d’Italia in Shanghai. Essa rappresenta il segno della prima collaborazione nell’ambito del Memorandum d’Intesa (MoU) triennale, recentemente firmato tra La Biennale di Venezia e la China Academy of Art (CAA), con l’intento di attivare una serie di scambi e promuovere un dialogo culturale e artistico tra Italia e Cina. Le influenze che si trovano nel suo disegno sono molteplici e vanno dalle architetture temporanee ai sistemi di display delle merci passando dalle strutture acquatiche; Amfibio conserva nel suo titolo la sua doppia natura mentre la radice di “amfi” riporta all’idea dello stare intorno. Questo spazio di incontro seguirà le tappe successive come un rifugio che possa di volta in volta offrire un luogo di sosta e condivisione.
È uno spazio di incontro e performativo modulare, concepito per essere permeabile e modificarsi, sia nella sua realizzazione e sia nel suo sistema audio, alle tradizioni architettoniche e ai ritmi dei luoghi che attraverserà. Ha nel suo titolo la sua doppia natura, una creatura che può stare nell’acqua o a riva, mentre la radice “amfi” porta con sé il significato dello stare intorno o dell’attraversare. A dicembre del 2024 Amfibio è stato presentato a Venezia nel Laboratorio delle Arti di Ca’ Giustinian, dove l’artista ha riprogettato il palco, facendosi ispirare dallo spazio di ricovero per le barche in cui è inserito: la sua architettura è stata disassemblata rendendone evidenti gli elementi costruttivi, lasciandone nude le componenti di base che sono appoggiate nello spazio, in attesa di riprendere il loro viaggio verso Istanbul, la prossima tappa de È il vento che fa il cielo.
Luigia Lonardelli